Investire in esperienze di vita
Si può fare impresa conciliando redditività e attenzione al territorio? È possibile investire in zone considerate periferiche offrendo comunque un’elevata qualità di vita e garantendo il mantenimento di un tessuto sociale vivido?
Andrea Galli cinque anni fa aveva ben chiaro che si potesse rispondere di sì, ma soprattutto voleva dimostrare che era possibile farlo, che si potesse dimostrare concretamente che non si trattavano di dichiarazioni da libro dei sogni. Perciò, partendo dall’immobiliare e dalla società di consulenza di famiglia, ha voluto investire aprendo nuove società in grado di dare vita a un gruppo che potesse creare nuove esperienze residenziali, e che consentisse di abitarle e di viverle pensando anche ai servizi e al contesto socio-ambientale in cui erano inserite. Così, 5 anni dopo, eccoci a intervistare l’editore del magazine che avete tra le mani, pronto a tracciare un bilancio, che assomiglia a una rinnovata promessa per il futuro.
Parliamo del Galli Group: come è nato e qual è la filosofia che lo guida?
“Il gruppo è stato fondato alla fine del 2019 e ci siamo ufficialmente lanciati all’inizio del 2020, quindi siamo quasi a cinque anni di attività. In questi anni, siamo cresciuti notevolmente, arrivando a contare più di 70 collaboratori e collaboratrici. La nostra idea di base era creare un insieme di competenze che potesse affrontare in modo globale il tema del “vivere” sul territorio. Non ci limitiamo solo alla costruzione o alla pianificazione: vogliamo gestire e migliorare l’esperienza di vita delle persone, offrendo anche servizi come il nostro Bistrôt, sia nel senso del locale bar e ristorante, che è diventato un punto di riferimento a Grono, sia con il magazine che vuole informare e fare cultura raccontando le persone e le loro attività.”
Come siete arrivati a questa configurazione attuale?
“Siamo partiti con la Galli Partners e Galli Immobiliare. Sono due attività di famiglia, storiche e che non arrivavano a una ventina di collaboratori. Sono focalizzate sulla consulenza e sul mercato immobiliare locale. Poi abbiamo aggiunto altri tasselli fondamentali: l’impresa generale di costruzioni, lo studio di ingegneria, lo studio di pianificazione e la parte enogastronomica.”
Riguardo alla visione iniziale, il gruppo sta realizzando quello che si era prefissato?
“Sì. La visione era quella di creare un gruppo che potesse valorizzare non solo i centri urbani più conosciuti, ma anche le periferie e le zone meno frequentate, spesso snobbate dai grandi investitori. Abbiamo scelto di puntare su un approccio che bilancia la sostenibilità economica con l’attenzione al territorio e alle persone. Non vogliamo semplicemente fare business, ma coccolare i bisogni dei potenziali clienti e tutelare il territorio.”
Ci sono stati momenti di rallentamento o difficoltà in questi anni?
“A noi interessa crescere in modo organico. L’espansione geografica è un aspetto che richiede tempo: abbiamo iniziato ad operare anche a Zurigo, e in altri Cantoni, cercando di allargare gradualmente il nostro raggio d’azione, ma senza mai perdere di vista la nostra filosofia di fare attenzione alle realtà minori.”
Quali sono i progetti o i risultati di cui sei più orgoglioso?
“Uno dei nostri progetti di cui vado particolarmente fiero è stato realizzato a Grono, dove abbiamo sviluppato il Quartiere Birreria: 52 appartamenti in una zona che molti avrebbero considerato poco redditizia. È stata un’operazione sfidante, ma si è rivelata un successo, dimostrando che è possibile creare valore anche in località meno centrali. Nel Moesano poi siamo la periferia della periferia. Una regione italofona che è in minoranza in un Cantone che è comunque periferico rispetto al resto della Confederazione. Potremmo dire che questa è la nostra missione: rivalorizzare e far apprezzare ciò che abbiamo, anche in zone che potrebbero essere considerate “difficili” o poco appetibili dai grandi investitori. Posso raccontare un aneddoto….”
Certo…
“Quest’estate un collega è venuto a trovarmi da Dubai. Ha visto la Mesolcina e il Ticino ed è rimasto incantato da zone come Grono e altri piccoli centri. Mi ha detto che per molti sarebbe un sogno avere una casa in mezzo al verde e alla natura. Ecco, spesso noi diamo per scontata la bellezza che abbiamo intorno e pensiamo che il valore sia dato dal nome del posto, dal brand. Ma a chi arriva qui interessa la dimensione umana e il contatto con la natura che si può avere. La bellezza è un’esperienza che percepisci vivendoci dentro.”
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere riguardo al futuro del Galli Group?
“Credo fermamente che, puntando sulla qualità e sul buon vivere, riusciremo a mantenere una crescita sostenibile e a lungo termine. Non siamo interessati a un’espansione rapida o a compromessi sulla qualità. Vogliamo essere un punto di riferimento per chi cerca non solo un investimento, ma un’esperienza di vita. In definitiva, il nostro obiettivo è mantenere il tessuto sociale ed economico dei territori in cui operiamo, contribuendo al loro sviluppo con progetti che valorizzano le risorse locali e che sono in sintonia con le esigenze della comunità.”
Prima di congedarci, un’ultima domanda su una tua grande passione: il vino. Cosa proponete ultimamente al Bistrôt e con l’enoteca World Wide Wine?
“Stiamo cercando di fare educazione alle bollicine. Abbiamo creato una carta con una selezione di Champagne, Franciacorta, Trento, Cava e altri spumanti metodo classico che offrono la possibilità di bere spendendo il giusto. Il bello e il buono possono essere alla portata di tutti, basta saper scegliere e avere gli strumenti per farlo.”